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La nostra filosofia... ed ai suoi tempi

"...In quanto uomini ancor prima che pensatori, anche i filosofi hanno (avuto) i loro "piatti preferiti", rivelandosi non di rado dei grandi estimatori del "mangiar bene". L'attenzione che essi hanno riservato al cibo affiora, oltre che dalle loro autobiografie , anche nelle loro stesse opere filosofiche, in cui le metafore - diciamo così - culinarie sono ricorrenti e testimoniano un'incredibile attenzione alla sfera eno-gastronomica…Allorché affermiamo che il piacere è il fine, non facciamo riferimento ai piaceri dei dissoluti e a quelli che risiedono nel godimento dei sensi - come ritengono alcuni ignoranti che non sono d'accordo oppure che interpretano malamente -, ma il non soffrire nel corpo né turbarsi nell'anima. Non sono infatti le bevute e i continui bagordi ininterrotti, né il godimento di ragazzini e donne, né il gustare pesci e altre cibarie, quante ne porta una tavola riccamente imbandita, che possono dar luogo a una vita piacevole, bensì il ragionamento assennato, che esamina le cause di ogni scelta e repulsa, e che elimina le opinioni per effetto delle quali il più grande turbamento attanaglia le anime.

La Nostra filosofia non altera la materia prima, ma ne esalta la sua freschezza e la sua genuinità negli ingredienti, nelle cotture rapide e senza grassi. Si mantiene intatto il valore nutrizionale, il sapore e il colore di ogni cibo ed è pertanto un'esperienza multisensoriale che coinvolge il gusto e ancor prima la sensibilità estetica, sollecitata dalla bellezza della presentazione dei cibi, dall'armonia dei colori nel piatto, dall'equilibrio degli accostamenti. La bellezza del piatto è una componente della sua bontà che è costituita da cura dei particolari, scelta di stoviglie e utensili, porzionatura dei cibi e loro disposizione sui piatti e sulla tavola in una ponderata distribuzione fra pieni e vuoti. Questo intreccio fra pieno e vuoto manifesta anche una deliberata incompiutezza, una forma di volontario ritegno, di ineffabile sobrietà, qualcosa di taciuto.L'irregolarità è un piacere, capace di suscitare sensazioni di ritmo e movimento. La bellezza della presentazione non deve sgretolarsi nello svolgersi del pasto. La preparazione del cibo è simile a un rito antico nel quale ogni gesto, compiuto all'infinito e perfezionato, è espressione di un gusto e di una cultura millenaria come la nostra.
Ne sono esempi il profondo legame con la natura, la ricerca di armonia con quanto ci circonda e il rispetto del rito delle stagioni nell'impiego degli ingredienti.
La venerazione della freschezza e della stagionalità dei prodotti e la scelta dell'ingrediente crudo o poco cotto per conservarne le caratteristiche naturali nella forma e nel gusto e le proprietà salutari, esprimono il significato simbolico di un accostamento privilegiato alla natura...



Ti prendo per la gola 2016
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